La moda femminile assiste ad un deciso recupero del commercio con l’estero nel corso del 2021, invertendo il trend accusato nel 2020. Si precisa che l’aggregato qui considerato comprende vestiario femminile, maglieria femminile, camiceria femminile e abbigliamento in pelle da donna.
In termini di export si rileva peraltro un aumento più vivace rispetto a quello dell’uomo, pari infatti al +21,0%. Le vendite estere risultano così pari a 9.757 milioni di euro. Le importazioni presentano una dinamica pari al +10,2% per un totale di 5.444 milioni di euro. Il saldo commerciale di comparto è, dunque, positivo per poco più di 4,3 miliardi di euro.
Al di là della ripresa sul 2020, rispetto ai livelli pre Covid-19, le esportazioni di moda donna presentano un gap limitato al -2,5% (in valore assoluto poco meno di 245 milioni di euro), le importazioni, invece, sono inferiori del -7,5% (440 milioni circa).
Relativamente alle macro-aree di sbocco delle aziende italiane del settore, sia la UE sia l’extra-UE, che assorbe il 56,2% del totale settoriale esportato, presentano un ritorno alla crescita su ritmi simili, rispettivamente con una dinamica del +22,0% e del +20,3% su base annua.
Come indicato in Tabella 3, i primi 15 paesi di destinazione (in grado di coprire l’81,9% del totale) risultano tutti caratterizzati da incrementi delle esportazioni di womenswear made in Italy, con solo due eccezioni, Regno Unito e Giappone. Al primo posto, con un’incidenza pari al 12,5% sul totale, la Francia mostra un aumento pari al +26,1%; la Svizzera - in primis hub logistico-commerciale per successive riesportazioni da parte delle griffe in altri mercati mondiali - cresce del +16,0%; la Germania, terzo sbocco, archivia una variazione pari al +18,0%.
Un tasso di crescita decisamente vivace, pari al +54,2%, interessa l’export verso la Cina: tale mercato balza così alla quarta posizione dalla ottava del 2019; anche Hong Kong assiste ad un aumento delle vendite provenienti dall’Italia, nella misura del +19,2%. Se sommato, l’export verso Cina e Hong Kong - pari a circa 1.187 milioni di euro nel periodo in esame - sarebbe secondo solo a quello destinato alla Francia.
Relativamente agli altri sbocchi, gli Stati Uniti, al quinto posto, si confermano uno dei principali mercati per il womenswear nazionale, archiviando un robusto +24,8%. Al contrario, il Regno Unito, sesta destinazione, mostra una contrazione delle vendite dall’Italia pari al -12,1%.
Andamento molto favorevole interessa, invece, l’esportazione verso la Spagna, che registra un +22,7%. Su ritmi non lontani, ovvero +17,0%, crescono i flussi di moda donna destinati in Russia, ottavo sbocco del settore a quota 4,5% (ben superiore, dunque, a quella media del totale Tessile-Moda, pari al 2,9% nel medesimo periodo).
Tornando a considerare l’Estremo Oriente, mentre la Corea del Sud sperimenta un incremento del +50,5%, il Giappone registra una flessione contenuta pari al -1,8%.
Per completare la rassegna dei primi 15 mercati di sbocco della moda donna, evidenziano un incremento anche i restanti paesi ovvero Polonia (+48,0%), Belgio e Paesi Bassi (rispettivamente +19,1% e +19,7%), nonché Austria (+4,6%).
Posto l’importante recupero rispetto al 2020, risulta interessante il confronto con i valori del 2019, ovvero con i valori pre-pandemici. Dall’analisi emergono infatti delle differenze circa l’eventuale recupero rispetto al pre-Covid in termini di singolo mercato di sbocco, in quanto non tutti i maggiori partner hanno ripianato le perdite accusate nel 2020. Se si focalizza l’analisi sulle prime dieci destinazioni, le esportazioni di moda donna verso i primi quattro sbocchi ovvero Francia, Svizzera, Germania e Cina hanno ampiamente superato i corrispondenti livelli del 2019; a questi si aggiunge la Corea del Sud. Di contro, per gli altri sei mercati - quindi Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Hong Kong, Russia e Giappone - le vendite italiane risultano ancora inferiori a quelle del 2019. La Cina presenta l’aumento più consistente in termini assoluti, quasi 272 milioni (+52,1%), seguita dalla Svizzera (135,2 milioni in più, ovvero +14,5%) e dalla Francia (142,1 milioni in più, cioè +13,2%). Nonostante l’evoluzione favorevole del 2021 rispetto al 2020, come anticipato, per alcuni mercati le esportazioni di comparto non hanno visto colmare il divario rispetto all’ammontare raggiunto nel 2019. Tra questi, resta inferiore del -7,0% a confronto con il livello pre-Covid l’export verso gli USA (53,4 milioni di euro in meno in valore assoluto), mentre l’export verso Hong Kong è al di sotto del -16,3% (89,9 milioni in meno); la complessiva area Cina e Hong Kong guadagna, pertanto, 158,3 milioni di euro rispetto al 2019. Le esportazioni di moda donna nel Regno Unito accusano le perdite maggiori, pari a 201,4 milioni in meno (ovvero -28,7%). Spagna e Russia cedono rispettivamente -19 milioni circa (-3,9%) e -13,6 milioni (-3,0%). Il Giappone infine risulta inferiore del -22,5% (cioè -95,7 milioni di euro).
Passando ad analizzare le importazioni, da gennaio a dicembre 2021 è rimasta in lieve calo la Cina (-2,8%), pur coprendo il 17,1% del totale di comparto. La Spagna, al secondo posto, mostra un forte aumento, nella misura del +26,9%. Non di meno, l’incremento delle importazioni dalla Francia risulta pari al +16,4%, mentre per le merci provenienti dal Bangladesh si raggiunge una variazione pari al +10,5%. Germania e Paesi Bassi presentano entrambi variazioni positive di poco superiori al +30,0%, la Turchia cresce su ritmi non lontani ovvero +26,1%. Di contro, arretra la Romania nella misura del -5,9%; anche le forniture dalla Bulgaria flettono del -3,3%.
Guardando al dato di interscambio di moda femminile non più per Paese, ma per prodotto si assiste ad un ritorno generalizzato in area positiva, sia per l’export sia per l’import. Più in particolare la confezione registra una variazione del +19,1%, la maglieria esterna, sempre best performer, del +26,1%. Le vendite estere di camiceria femminile non vanno oltre al +8,8%, mentre l’abbigliamento in pelle del +23,2%. Anche lato import, la maglieria presente il tasso di crescita più sostenuto, pari al +17,1%; la confezione chiude l’anno con un +5,7%, mentre la confezione in pelle con un +9,4%. Frena, invece, al -0,4% l’import di camiceria.
Primo semestre 2022
Ai buoni risultati archiviati nel 2021, nel primo semestre del 2022 fa seguito una prosecuzione del trend positivo del commercio con l’estero della moda femminile italiana. Pur tuttavia, sulla base degli ultimi dati ISTAT recentemente diffusi, mentre l’import si mantiene in crescita del +17,8%, l’export mostra rallentamento del ritmo di crescita rispetto a quello con cui si è chiuso lo scorso anno e registra una variazione del +6,1% rispetto al medesimo periodo del 2021; complessivamente vale poco meno di 4,6 miliardi.
Focalizzando l’analisi sulle esportazioni, con riferimento agli sbocchi commerciali, si sottolinea come sia le aree UE sia quelle extra-UE si siano mantenute favorevoli per il comparto, crescendo rispettivamente del +12,7% e del +0,9% nel periodo monitorato. Il mercato UE copre il 47,0% dell’export totale di settore, mentre l’extra-UE risulta il maggior “acquirente” assorbendo il 53,0%. Da gennaio a giugno 2022 la prima destinazione del womenswear made in Italy si conferma la Francia, in crescita del +8,3% e con un’incidenza del 13,2% sul totale settoriale. Segue la Svizzera, in flessione del -4,7%, mentre la Germania presenta una crescita double-digit nella misura del +10,2%. L’export verso gli USA risulta molto dinamico e mette a segno un +36,6%; la Cina inverte la tendenza ed arretra al -9,8%, Hong Kong continua in territorio negativo (-5,0%).
Da rilevare, la contrazione dell’export verso la Russia: con lo scoppio del conflitto russo-ucraino, le vendite cedono il -35,7%. Anche il Regno Unito e la Corea del Sud calano rispettivamente del -7,0% e del -0,3%, il Giappone stesso resta riflessivo e perde un ulteriore -11,3%. Positive, invece, le esportazioni verso gli altri mercati tra i primi 15 per valore di export.
Guardando al dato di interscambio di moda femminile non più per Paese, ma per prodotto si rileva ancora una volta l’ottima performance con riferimento all’export di maglieria esterna, in aumento del +17,2% rispetto al primo semestre del 2021. Pur su valori assoluti ben più contenuti rispetto a maglieria e confezione, si rivelano best performer in termini di ritmo di crescita la camiceria, a +27,5%, e l’abbigliamento in pelle, a +28,7%. Come emerso per la moda uomo nel medesimo periodo, anche la confezione femminile sperimenta una contrazione dell’export nell’ordine del -4,3%.
Consumi di moda maschile e femminile in Italia
Dopo il fermo dei consumi dovuto alla pandemia e alle misure adottate per il contenimento del contagio, nel 2021 sono ripartiti anche i consumi delle famiglie italiane residenti, come certificano i dati panel rilevati da Sita Ricerca (Gruppo GFK) per conto di SMI. Come specificato in Tabella, sia le merceologie della moda femminile sai quelle della moda maschile sono state interessate da dinamiche di crescita. La P/E 2022 – confrontandosi con i valori bassi del periodo coincidente con il primo lockdown – presenta dei rimbalzi molto decisi a valore, compresi tra un massimo del +149,1% della confezione in pelle (sia uomo sia donna) e un minimo di +38,9% dell’abbigliamento donna.
Le dinamiche di consumo si confermano caratterizzate da un trend positivo anche nella seconda parte dell’anno, pur presentando un “fisiologico” rallentamento rispetto ai tassi di recupero rilevati nel corso della P/E.
Più in particolare, con riferimento all’anno solare 2021, l’abbigliamento maschile e femminile fanno registrare variazioni simili, rispettivamente del +19,7% e del +19,8%. Nel caso della maglieria, il segmento donna palesa un aumento del +25,1%, mentre il segmento uomo cresce del +23,1%. Anche nel caso della camiceria quella femminile risulta più performante recuperando un +31,4%, contro il +29,2% della maschile. La confezione in pelle evidenzia un’evoluzione del +17,2%. Chiudono infine le cravatte, con una variazione del +14,6%.
Il 2022 si inaugura con una prosecuzione del trend favorevole, grazie anche al sostegno assicurato dai saldi di periodo. I mesi di gennaio-febbraio vedono l’abbigliamento maschile e femminile aumentare rispettivamente del +23,3% e del +18,4% rispetto al corrispondente periodo del 2021. Mentre la maglieria esterna maschile mostra una crescita del +15,6%, quella femminile mette a segno un +20,4%. Per quanto concerne la camiceria, la maschile raggiunge una variazione del +27,7%, la femminile si incrementa del +17,4%. Sia le cravatte sia la confezione in pelle superano il +30%.
Il secondo bimestre dell’anno continua con ritmi sostenuti: l’abbigliamento maschile e femminile mettono a segno rispettivamente crescite del +51,4% e del 47,6%. La maglieria maschile presenta un aumento del +43,1% e quella femminile del 47,6%, ritmi ancora più positivi si registrano per le cravatte con una variazione positiva del +64,1%, segue la camiceria maschile con un +60,5%, le confezioni in pelle con un +58,2% e la camiceria femminile che mette a segno un +48,1%.
Il bimestre maggio-giugno si mantiene per la maggior parte dei prodotti in territorio positivo ma con un variazioni più contenute; fanno eccezione la maglieria maschile e le confezioni in pelle che presentano rispettivamente una contrazione del -1,7% e del -13,3%. Abbigliamento maschile e femminile crescono nell’intorno del +4,5%, la maglieria femminile presenta un aumento del +6,6%, la camiceria maschile del +3,8% e quella femminile del +7,4%. Crescita double-digit si evidenzia per le cravatte, che mettono a segno un +14,7%.